venerdì 23 marzo 2012

Considerazioni sulla petizione per "salvare" i cedri di piazza Chavez a Domodossola


La petizione

Spettabile
Sindaco del
Comune di Domodossola




I sottoscritti cittadini del Comune di Domodossola, nonché di altri Comuni ma frequentatori della città di Domodossola, in riferimento alla notizia appresa dagli organi di stampa circa la volontà dell’Amministrazione Comunale, come da verbale di deliberazione della Giunta Comunale n. 19 del 16.02.2012, di procedere ad un intervento di riqualificazione di Piazza Chavez, così come proposto dall’Associazione Musei dell’Ossola, consistente nella completa modifica dello stato attuale della suddetta piazza, con il taglio di tutte le piante - tra cui numerosi esemplari di cedri e tigli - esprimono il loro fermo dissenso, atteso che tale modifica comporterebbe una perdita sia del verde pubblico, sia della destinazione a cui tale piazza era destinata, ovvero di “giardino pubblico”.
Considerato che il nuovo progetto, così come definito, prevede il posizionamento di un numero di esemplari di essenze non adeguato, senza peraltro aver tentato in alcun modo di conservare gli esemplari di piante (in particolari i cedri) già presenti in loco, si ritiene che tale intervento non sia idoneo all’uso che tale piazza ha sempre avuto negli anni.
Si ritiene anche che, considerato il periodo di forte crisi che il nostro Paese sta attraversando e che sta toccando pesantemente anche la nostra città, l’importo investito sia vergognosamente spropositato, anche in virtù delle azioni previste, da noi ritenute del tutto superflue. Ciò è rafforzato anche dal fatto che verranno invece lasciate inalterate le piante di platano, che sono in realtà quelle che effettivamente presentano notevoli problematiche – quali sollevamento di manto stradale e marciapiedi, oltre al pessimo stato di salute in cui versano – come già noto all’Amministrazione Comunale, ma sulle quali non si è intenzionati a intervenire in alcun modo.
Non si comprende per quale motivo tale modifica non sia stata prospettata e soprattutto portata alla conoscenza della cittadinanza, prima di divenire definitiva, con le eventuali osservazioni della stessa, il che avrebbe certamente evitato forme di contestazione come la presente e soprattutto forti disagi a cui ignari cittadini potrebbero essere esposti nell'immediato avvenire.
Considerato che oggi si ritiene che il verde sia fondamentale per la salute pubblica, che la piazza è uno dei principali polmoni della città, che è frequentata da molte persone – tra cui molti anziani – che vengono a riposarsi all’ombra dei cedri e dei tigli, si ritiene abnorme provvedere al taglio di tutte le suddette piante, piuttosto che invece intervenire con la manutenzione ed eventuale cura delle stesse, al più con uno sfoltimento.
Si rileva inoltre che le sedute che verranno collocate sono in numero troppo basso per la finalità di “giardino pubblico” cui la piazza è destinata e prive della necessaria ombra, poiché le piante che verranno posizionate appaiono da progetto inidonee allo scopo.
Infine gli ulteriori interventi di abbellimento si rivelano quanto mai astratti e anacronistici per la realtà e la struttura della società in cui viviamo, non tenendo in alcun conto il contesto cittadino in cui pretendono di inserirsi e sollevando molte perplessità sulle modalità in cui tali interventi verrebbero nel tempo mantenuti.
Si richiede inoltre che venga disposta una progettazione partecipata al fine di permettere alla cittadinanza di poter intervenire, per decidere come meglio agire. E’ un diritto della collettività condividere gli interventi relativi alla propria città, in particolare di una “piazza” , che per definizione, è luogo attorno cui ruota una comunità.
Grati per l’attenzione prestata si porgono distinti saluti.
Domodossola, lì 28 febbraio 2012

Alcune personali considerazioni

Ai nostri giorni si è soliti leggere di petizioni che nascono quasi quotidianamente, in ogni città, paese, comunità, quartiere ecc. Segnale incoraggiante dell’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: su questo non si discute. Tuttavia spesso si perdono le buone occasioni per tacere o, almeno, per riflettere. È il caso della petizione riguardante gli alberi di piazza Chavez a Domodossola, interessati da un progetto di recupero dell’amministrazione comunale, che  prevede l’abbattimento delle piante presenti. La lettera in questione chiede di salvare i maestosi (e mastodontici) cedri che sorgono attorno al monumento dedicato a colui che per primo attraversò le alpi su un mezzo aereo più di cento anni fa. Ma cosa può esserci di sbagliato nel voler conservare alberi piantati nel corso del ‘900 a ornamento di una piazza? Meglio rifarsi alla lettera della petizione.
Se il buon giorno si vede dal mattino, allora una buona lettera deve avere un buon inizio. Ed invece il primo scivolone fatto dai promotori della petizione lo troviamo nel primo paragrafo, laddove si dice: «tale modifica comporterebbe una perdita sia del verde pubblico, sia della destinazione a cui tale piazza era destinata, ovvero di “giardino pubblico”». Evidentemente chi ha steso la lettera non deve aver guardato troppo bene il progetto per la piazza. Basta dare un’occhiata alla pianta e ai rendering (disegni che mostrano una realistica visione della piazza ultimata) per rendersi conto che la preponderanza in questo progetto ce l’ha proprio il verde pubblico. I disegni prevedono infatti l’inserimento di un buon numero di tigli lungo il perimetro ed aceri nella zona centrale (crf. Relazione di progetto). In secondo luogo la piazza, secondo i detrattori, perderebbe la funzione di giardino pubblico. Sempre con un occhio al progetto mi chiedo allora cosa si intenda per giardino pubblico. Un’area pubblica con molto verde, alberi, panchine e altre sedute cos’è se non un giardino pubblico? Evidente problema di comprensione da parte di chi demagogicamente si scaglia contro un progetto che non ha visto forse neanche da lontano.  
Ma proseguiamo. Ci si chiede come mai la progettazione non sia stata partecipata, come se solo il far dire ad ognuno la sua possa essere garanzia di democrazia. Il 19 dicembre tuttavia le commissioni consiliari LLPP ed Ambiente del comune di Domodossola e il consiglio comunale di maggioranza hanno approvato il progetto. La maggioranza dell’amministrazione, democraticamente eletta, era presente. Per cui il principio che vedrebbe esclusa del tutto la cittadinanza dalla partecipazione non regge. I rappresentanti degli elettori hanno approvato il progetto. Quest’ultimo inoltre ha avuto pure l’approvazione della Sovrintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte Orientale che ha richiesto alcune modifiche che sono poi state apportate. Insomma, le autorizzazioni del caso ci sono tutte.

Più sotto, sulla lettera della petizione troviamo scritto: «Si rileva inoltre che le sedute che verranno collocate sono in numero troppo basso per la finalità di “giardino pubblico” cui la piazza è destinata e prive della necessaria ombra, poiché le piante che verranno posizionate appaiono da progetto inidonee allo scopo». La proposizione appare un po’ il classico tentativo di arrampicarsi sui vetri; quale sarebbe l’adeguato numero di sedute secondo i firmatari della petizione? Mistero. Spesso il sottoscritto è passato da piazza Chavez, anche in estate, e non gli è mai sembrato di vedere folle straripanti che cercassero una panchina. E comunque il progetto chiarisce che le sedute saranno da un lato le panchine, dall’altro potranno essere anche alcune “sedute informali”, ovvero oggetti su cui sedersi ma non disegnati come panchine vere e proprie, ricavati da blocchi di cava ossolani. In pratica il numero delle sedute sarà superiore a quelle viste nella pianta del progetto.
Ma la frase più sconcertante la troviamo subito dopo: «Infine gli ulteriori interventi di abbellimento si rivelano quanto mai astratti e anacronistici per la realtà e la struttura della società in cui viviamo, non tenendo in alcun conto il contesto cittadino in cui pretendono di inserirsi e sollevando molte perplessità sulle modalità in cui tali interventi verrebbero nel tempo mantenuti». Non conosco le competenze di architettura, urbanistica, storia dell’arte e sociologia di cui disponga chi ha steso la lettera, ma se le conoscessi ne dubiterei fortemente. Il progetto, che rispetta l’originario schema della piazza, costruita sulla diagonale dell’impianto urbanistico di Domodossola, è forse un esempio che andrebbe imitato. Non si riesce proprio a capire cosa significhi che gli interventi siano troppo “astratti ed anacronistici per la società in cui viviamo”. La piazza riprende infatti quella che è la tradizione dei giardini all’italiana del ‘700, documentati anche a Domodossola nelle mappe storiche conservate negli archivi cittadini, adeguando all’oggi il linguaggio dell’architettura che vi si sviluppa. In sostanza la frase riportata dalla lettera in sé non significa proprio nulla. Sarebbe meglio, prima di scrivere, essere sicuri di possedere le competenze citate sopra, per non rimediare figure da cioccolataio, senza offesa per i cioccolatai.
Detto ciò rimane solo una cosa da chiarire. Come mai si vogliono salvare gli alberi di piazza Chavez? Probabilmente perché da un lato, come chiarito molto bene dalla lettera, i cittadini avrebbero voluto una più larga partecipazione, della quale però non si deve chiedere conto al progetto in sé, quanto a chi, eletto democraticamente, lo ha approvato a nome di tutta la città. Dall’altro lato viene fuori la motivazione storica che riguarda i cedri. Sentiti come un simbolo storico di Domodossola, non si vuole che siano abbattuti. Ma sono davvero così importanti questi alberi? La storia di piazza Chavez direbbe di no. In effetti i primi alberi ad essere piantati furono alcuni platani sui lati. In un secondo tempo vennero piantati dei tigli, oggi afflitti da gravi patologie (secondo la relazione agronomica servita per il progetto di recupero) che ne rendono necessario l’abbattimento. I cedri del Libano furono piantati negli anni ’60, non considerando che essi nel giro di un tempo breve avrebbero conosciuto grandissimo sviluppo in altezza. Ed in quarant’anni sono arrivati infatti ad oscurare la piazza che sovrastano, soffocando ed uccidendo gli alberi sottostanti. Senza tenere conto che piante di tali dimensioni, vicino ad abitazioni, risultano oltremodo pericolose. Aggiungerei poi, ma è solo una impressione soggettiva, che le piante hanno avuto l’unico tetro effetto di incupire il luogo. Provate a transitarvi in una nuvolosa giornata di novembre .
Tutto questo non per dire che i cittadini non debbano far presenti le loro istanze all’amministrazione ma che, semplicemente, a volte bisognerebbe curare un poco meglio l’argomentazione delle proprie tesi. Lo dice anche un antico adagio che è meglio fare la figura dello stolto tacendo che parlare e togliere ogni dubbio. I progetti, per essere criticati, vanno prima visti e capiti.
Probabilmente le polemiche, come spesso accade, non si fermeranno. Già per posizionare il monumento a Geo Chavez (finito quasi per caso nella piazza suddetta) si erano visti scontri feroci. Che almeno diventino scontri costruttivi, e non sterili demagogie.

Matteo Minetti

P.S.
Preciso che non abito a Domo, ma la frequento spesso e la considero una bella città, a misura di persona. Spero che un bel progetto come questo possa essere portato serenamente a termine. 

martedì 2 agosto 2011

Aria estiva

Libero dai mille impegni che si rincorrono durante l'anno posso regalarvi ancora senza pretese un po' delle cose che vedo e che vivo... A voi il giudizio!
MM





lunedì 7 febbraio 2011

Scatti vari

Scatti dai prati anzinesi di qualche giorno fa.






venerdì 4 febbraio 2011

sempre terra santa...






Eco di terrasanta









Da un po' volevo pubblicarle ma ne ho avuto occasione solo ora. Un viaggio fantastico che ha lasciato un segno profondo!

martedì 1 febbraio 2011

Londra 2011

Alcune foto del viaggio londinese dal 3 all'8 gennaio. Eravamo in cerca di musical, ma una città così merità scatti dappertutto. Tra l'altro l'unico posto dove non si poteva accendere una macchina fotografica era proprio il teatro; ragion per cui mi sono attivato nelle lunghe giornate un po' nuvolose ma piene di momenti da immortalare.  

Omaggio alla casa reale: ovviamente bianco e nero!




 La mia povera Pentax non riusciva a far venire decentemente l'orologio del parlamento se non con la funzione "seppia" e allora...
 Fonatana con filtro b/n che mantiene il blu


 E non poteva mancare un the, in attesa dello spettacolo serale!